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Fa sempre piacere quando uno scrittore del calibro di Honorè de Balzac, inventore del romanzo realista moderno, crea un protagonista positivo, che fa del bene alla società e gli fa vivere la professione del medico.

Certo anche il medico parigino dott. Benassis ha il suo scheletro nell'armadio: aver sedotto, messo incinta e abbandonato una ragazza che non sopravvivendo alla vergogna ne è morta. Ma è proprio per espiare le colpe di una vita dissoluta che si trasferisce in campagna, in Savoia dove indossa i panni del «missionario» e trasformato una massa di contadini poveri e disperati, sepolti in una vallata buia e malsana, in una comunità prospera e felice che lo ha ripagato della generosità eleggendolo sindaco.

È qui che viene a cercarlo, guidato dalla fama del personaggio, un ex ufficiale napoleonico, Genestas, col recondito intento di affidare alle sue cure il figlio adottivo malato. Nessuno dei due sa chi è veramente l’altro, ma appare presto evidente che l’uomo di scienza e l’uomo d’armi sono fatti per intendersi e incarnano lo stesso bisogno di verità e di moralità.

La ricostruzione del piccolo universo del villaggio, la descrizione dei suoi interni e dei costumi contadini, le lunghe conversazioni del medico-sindaco con l'ufficiale offrono pagine intense ed efficaci dalle quali prende vita una grande varietà di ritratti, dettagliati profili e semplici schizzi.

In verità in questo romanzo l'autore si allontana parecchio dalla descrizione realistica dei personaggi per cui è diventato famoso. Non ci muoviamo qui nel campo che ha reso immenso Honoré de Balzac, l'analisi sociale è marginale e funzionale solo alla descrizione dell'operato del medico/sindaco Benassis, elogiato eccessivamente e quasi glorificato; solo a lui è riservata l'attenzione, è dedicato lo scandaglio psicologico. Perchè? Dicono i maligni, per alimentate le ambizioni politiche dello scrittore francese e la sua aspirazione ad essere eletto deputato. Infatti il testo è in pratica privo di azione e le lunghe dissertazioni sul buon governo tra il dottore e l'ufficiale interrompono spesso la narrazione.

Come in altre opere, il pessimista Balzac vede nella beneficenza sociale l'unica forma di superamento morale in una società in cui sembravano dover necessariamente trionfare i valori inferiori: il dottor Benassis fa del bene, ma non porta alcuna lieta novella.

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Non basta essere onesti per far progredire il più piccolo paese, bisogna anche essere preparati; senza contare che istruzione, onestà, amor di patria non valgono niente se non c'è la ferma volontà di trascurare ogni interesse personale per dedicarsi al pubblico bene...

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Comunque nel romanzo Balzac c'è: l'inizio è abbastanza intrigante e, nella parte finale, la storia riprende con la solita piacevolezza; le vicende del medico, i racconti dell'epopea napoleonica e il segreto del comandante Genestas catturano, grazie alla solita maestria dello scrittore.

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