dott. Giuseppe Di Marco
Specialista in malattie respiratorie
Diagnosi e cura delle malattie allergiche
"II vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s'accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre".
Italo Calvino - Marcovaldo - 1963
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"Una breve vacanza" di Vittorio De Sica, con Florinda Bolkan
Clara Mataro, calabrese, sposata al conterraneo Franco, madre di tre figli, lavorando come operaia in una fabbrica milanese, è costretta a mantenere stentatamente la suocera, il cognato e tutta la propria famiglia poiché il marito è momentaneamente invalido.
La salute di Clara, già fragile e vacilla insieme al suo morale. Si ammala di tubercolosi e stimolata dalle compagne di lavoro, si fa visitare. Il medico la invia per un periodo di cura in Valtellina, presso il sanatorio di Sondalo.
Durante il soggiorno la donna ha finalmente il tempo di pensare a se stessa, coltivare la lettura, farsi bella e innamorarsi di un giovane meccanico, anche lui ricoverato, dimenticando per un attimo la sua duplice condizione di sfruttata, sul lavoro e in famiglia.
Mentre la piacevole "vacanza" le restituisce salute e forze, l'esempio delle emancipate compagne e la storia d’amore, le conferiscono una nuova coscienza di sé e l'attirano verso l'avventura sentimentale.
Ma il dovere di madre è duro a morire. L’intervento dei familiari porta alle dimissioni dal luogo di cura e così, Clara, con molta tristezza viaggia verso casa: l'attende di nuovo la sua vita di duro lavoro e umiliazioni.
Vittorio De Sica nel 1973 dirige il suo penultimo film, con la sceneggiatura di Cesare Zavattini, e sembra voler tornare alla poetica neorealista, un onesto tentativo di rappresentare l'alienazione moderna. Un lavoro sul mondo operaio, nel quale descrive una Milano grigia, cupa, sofferente, alternandola ad un bianco candido del sanatorio. Le metafore non sono poche, il sanatorio rappresenta una sorta di purgatorio, dove le persone aspettano il verdetto del medico. Clara in tutto questo è una donna per la prima volta interessata a se stessa, libera da quella catena di montaggio che è la vita, come se quel bianco delle montagne abbia pulito la sua anima. E invece c'è anche chi non riesce ad uscire dalla propria disperazione, come ad esempio la bellissima interpretazione della signorina Scansiani, una malata terminale, nella sublime performance di Adriana Asti che mescola tragedia ed eccentricità, e che le varrà il “nastro d’argento”.
In breve un film riuscito che esprime il disagio quotidiano passando per una speranza che gradualmente termina alla fermata del viaggio di ritorno in treno: De Sica riesce a parlare di sentimenti e di vita come pochi.
Nel cast i giovani Christian De Sica e Monica Guerritore.