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dott. Giuseppe Di Marco
Specialista in malattie respiratorie
Diagnosi e cura delle malattie allergiche
"II vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s'accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre".
Italo Calvino - Marcovaldo - 1963
ROMANZI DAI SANATORI
Prima il mito della tubercolosi come morbo redentore e poi quello del sanatorio come luogo di purificazione, hanno ispirato del' 800 e del '900.
Per numerosi autori,che hanno condiviso una comune esperienza in sanatorio, sia pure in tempi distanti tra loro e luoghi diversi, e un vissuto personale della malattia, l'ambientazione dei romanzi nei sanatorio della prima metà del '900 ha offerto un terreno privilegiato d'inchiesta sull'evoluzione del tema tubercolosi.
Così la malattia, da fatale destino dell'eroe romantico, è diventata, con Thomas Mann e gli altri, status dell'uomo "tout court", archetipo dell'uomo moderno.
Max Blecher - Gesualdo Bufalino - Camilo Josè Cela - Beatrice Harraden - Thomas Mann
Erich Maria Remarque - Salvatore Satta - Marcelle Sauvageot - Robyn Schneider - Bruno Schulz - David Vogel
Max Blecher - "Cuori cicatrizzati"
Blecher ci racconta sia la sofferenza umana, quella del corpo e dell’anima, sia la ribellione a un destino crudele.
La voglia di vita di Emanuel esplode anche quando sembra predominare la rassegnazione, ma talvolta il destino crudele e l’infermità diventano alibi per non affrontare il mondo esterno, vissuto in un busto di gesso e su un letto fatto a carrozza.
Gesualdo Bufalino - "Diceria dell'untore"
Nel sanatorio della “Conca d’Oro” sono ospiti dei reduci di guerra che altro non fanno che aspettare la morte. Bufalino ripercorre, tra equivoche confessioni e angosce esistenziali sul filo del sottile confine tra vita e morte, quel tempo smarrito e febbricitante trascorso, nella claustrofilia obbligata, in compagnia di singolari personaggi minati tutti da un senso di condanna e ineluttabilità ma uniti anche da un ultimo afflato di vitalità. ....
Camilo Josè Cela - "Padiglione di riposo"
Nel padiglione, luogo che pare sospeso in una dimensione atemporale, s'intrecciano le storie dei più disparati personaggi, veicolate attraverso memorie e confessioni, racconti in prima e terza persona, lettere, diari, resoconti statistici. ...
Beatrice Harraden - "Navi che passano nella notte"
Bernardine scopre che sotto l'aspetto burbero dell' "Uomo Sgradevole", risiede un animo profondamente cortese e gentile. L’animo di Robert è interiormente dolce e intenerito dalla sofferenza che lo circonda. Nasce così il loro ingenuo amore vissuto nella peggiore situazione; e poi l'amore cresce, matura e dà speranza. ...
Thomas Mann - "La morte a Venezia" e "La montagna incantata"
Probabilmente nessuno scrittore del Novecento europeo ha fatto della malattia un mito letterario quanto Thomas Mann. Egli ha metaforizzato due flagelli epidemici: il colera, che raggiunge l’Europa solo nel XIX secolo proveniente dall’Asia, e la tubercolosi, le cui caverne polmonari, divengono emblema di un male “intellettuale”, segno dell’acume della mente a detrimento del corpo, e figura di una “diversità” sociale. ....
Erich Maria Remarque - "Tre camerati"
I tre hanno condiviso gli orrori della Grande Guerra e, rimasti insieme, trentenni si sono reinseriti ma con una concezione della vita tra il cinico e l'autodistruttivo: rhum, cognac e vodka con una costanza e una intensità assolutamente fuori dal comune e da dare, in certi momenti, il voltastomaco anche al lettore. E quando Pat sprofonda nell’incubo della tubercolosi, i tre camerati rinsaldano ulteriormente i loro legami: vendono l’officina e con il denaro le permettono di curarsi in un sanatorio svizzero. ....
Salvatore Satta - "La veranda"
L'opera fa pensare alla "Montagna incantata", che sicuramente ha influenzato il Satta, ma i suoi personaggi non sono borghesi, esseri sensibili colpiti dal male canonico, ma una schiera di relitti provenienti dalle più varie zone d’Italia, uniti da una comunanza nella noia e nella paura. Non si chiamano neppure per nome, ma con quello delle rispettive città, come commilitoni della morte. È un mondo a parte, con i suoi riti, il suo gergo, le sue vittime, i suoi intrighi. ....
Marcelle Sauvageot - "Lasciami sola"
Marcelle Sauvageot, malata di tubercolosi, scrisse “Lasciami sola” nel 1930, a trent’anni, durante il suo ricovero nel sanatorio di Hauteville (Ain). Quindi lo chiuse in un cassetto. Il breve romanzo di 90 pagine venne stampato in seguito nel 1930. Lei sarebbe morta nel ’31 a Davos, il mitico sanatorio della “Montagna incantata” di Tomas Mann. In poche pagine riuscì a dimostrare l’autenticità della sua voce e della sua parola.
Robyn Schneider - "Svegliami quando tutto sarà finito"
Lane e Sadie sono alle prese con la malattia, un mostro contro cui entrambi devono convivere e combattere ma che finisce per unirli, per regalare loro la possibilità di cambiare, di evolvere e trovare un barlume di felicità in un mondo diventato troppo difficile per due adolescenti.
Bruno Schulz - "Il sanatorio all'insegna della clessidra"
Józef va a far visita al padre, vecchio mercante ebreo di stoffe, in un sanatorio dove è stato ricoverato dopo la morte. Ma, grazie all’espediente relativistico che l’istituto si trova in un non ben definito tempo anteriore, rispetto a quello del resto del mondo, il padre, ancora vivo ...
David Vogel - "La cascata"
Un breve romanzo, ma di grande letteratura.
“Sulla terrazza inondata di sole, i malati sono in piedi o seduti, i termometri ficcati in bocca come sigarette. Alcuni stanno poggiati con la schiena al parapetto, la testa sporta verso l’alto a scambiare qualche frase con le ragazze chine sulle ringhiere dei piani superiori”.
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