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dott. Giuseppe Di Marco
Specialista in malattie respiratorie
Diagnosi e cura delle malattie allergiche
"II vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s'accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre".
Italo Calvino - Marcovaldo - 1963
Max Blecher - "Cuori cicatrizzati" - 1937
Ha solamente 19 anni Max Blecher, quando a Parigi, dove si era recato per studiare medicina, gli diagnosticarono il morbo di Pott, una forma letale di tubercolosi ossea alla colonna vertebrale. La malattia lo costrinse a lunghi soggiorni in sanatorio in Francia, Svizzera e Romania dov’era nato nel 1909 in una famiglia della piccola borghesia ebraica di provincia.
Forse solo nella scrittura Max Blecher riuscì a trovare pace. Metteva a nudo la sua vita di dolore e offriva al suo corpo martoriato il ruolo di protagonista nell’esperienza del mondo.
La malattia infatti lo immobilizzò a letto per il resto della sua vita, una vita “intonacata” dal busto di gesso che i medici del sanatorio francese di Berck-sur-Mer lo costringevano a indossare.
Una diagnosi, una sentenza, che lo trasformò da uomo verticale a uomo orizzontale, perché la terribile malattia gli distrusse le vertebre, fino al punto di non poter più reggersi in piedi. Poté sopravvivere soltanto da sdraiato e, per sicurezza dei medici, con il busto imprigionato in un corsetto di gesso. Così, in quella pre-bara, attese di finire nella bara «ufficiale».
“…. a Berck il gesso è la materia specifica della città come a Creusot è l'acciaio, a Liverpool il carbone, e nel petrolio di Baku”.
“… tutti siamo stati travagliati … Tutti ci siamo levati nel cuore della notte e abbiamo tastato disperati il nostro gesso. Tutti … tutti … poi però, quando i colpi della sorte si sono accentuati, non ho più sentito nulla …”
Il protagonista del romanzo, Emanuel scopre all’improvviso di essere affetto da tubercolosi ossea. Il medico gli consiglia di curarsi nel sanatorio di Berck, una località di mare nel Nord della Francia. Inizia così un percorso di circa un anno nel quale incontrerà nuovi amici, vivrà possibili amori, affronterà disavventure erotiche ed esistenziali e lo metterà di fronte all’ingiustizia della sorte in una “montagna incantata” di rottami umani e cuori cicatrizzati. In pratica lo studente in sanatorio sogna l’amore ma resta imprigionato nel gesso.
Consapevole del proprio destino, ne registra con precisione, nell'arco di un anno, il tragitto che lo conduce di nuovo all'amore, di nuovo all'amicizia, di nuovo alla momentanea condivisione di brevi itinerari in una locanda, lungo il litorale, addirittura in una momentanea fuga.
L'ipersensibilità di Max è la sua sana malattia che lo porta a mescolare e amplificare, con modalità di taglio surrealista e onirico, tutto ciò che sperimenta: il sesso con Clara, l'amicizia con Walter e con Paul, le passeggiate che potremmo definire bergmaniane nei suoi posti delle fragole, cioè un circo e un teatro deserto. E durante le passeggiate in carrozza, aiutato da un infermiere, o immobile nel suo posto in camera, stila, come un monaco medievale, la cronaca di una esistenza alla fine disincantata.
A ciò si aggiunge, in una straziante premonizione a posteriori, questa frase: «Una volta, mentre mio padre mi raccontava ricordi della sua infanzia, gli chiesi quale fosse stato il suo desiderio segreto più ardente e lui mi rispose che aveva desiderato più di ogni altra cosa possedere un veicolo meraviglioso, in cui starsene sdraiato, che lo portasse in giro per tutto il mondo»
“Sai cos’è che si definisce in medicina ‘tessuto cicatrizzato’? È quella pelle livida e aggrinzita che si forma sopra una ferita rimarginata. È una pelle quasi normale, tranne per il fatto che è insensibile al freddo, al caldo, o alle offese …”
Cuori cicatrizzati è ormai considerato uno dei grandi classici del Novecento. Una lettura vera che pesca nella stessa vita dell’autore, e che ci riporta nel solco della grande letteratura da Franz Kafka a Thomas Mann, Bruno Schulz o Robert Walser.
Nel 2016 il regista romneo Radu Jude realizza il film "Cuori cicatrizzati" vincitore del Festival Internazionale di Film di Locarno (3-13 agosto). Il film è stato elogiato dalla critica di specialità internazionale ed è stato accolto con applausi scroscianti da parte del pubblico presente alle proiezioni.
Max Blecher, dotato di un insolito talento e visione scrisse poesie, due romanzi e mantenne un’intensa corrispondenza con André Breton, André Gide e Martin Heidegger. Venne lodato da Eugène Ionesco, Mihail Sebastian, Geo Bogza e SaÅŸa Pana.
Morì a soli ventinove anni nel 1938. Trascorse i dieci anni di malattia quasi sempre a letto, praticamente immobile. Ma la sua immaginazione volò libera in alto, molto in alto, nel limpido firmamento della Letteratura.​
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