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Robyn Schneider - "Svegliami quando tutto sarà finito" - 2015

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Ha diciassettenne anni Lane quando arriva alla Latham House ed è nella fase della vita classica degli adolescenti: quella del rifiuto. Non riesce proprio ad accettare che tutti i suoi obiettivi siano stati rimandati ad un futuro chissà quando realizzabile. Non può mantenere la leadership come migliore studente del liceo, non può dedicarsi alle attività collaterali, non può aumentare la sua già altissima soglia di rendimento scolastico. La sua visuale non va oltre la carriera scolastica, non sa cosa significhi vivere.

Lane infatti si ammala di una tubercolosi incurabile e contagiosa e per non diffondere la malattia viene portato dai genitori a Latham House, una struttura medica che ospita gli altri malati di questa tubercolosi e che offre anche la possibilità di studiare per non perdere gli anni scolastici.

Lui aveva deciso tutta la sua vita ma si ritrova improvvisamente con questa malattia, lontano dalla sua famiglia e dagli amici, solo e spaesato in questa struttura medica dove non conosce nessuno.

Inizialmente non sembra voler accettare il suo status da malato e continua inesorabile a studiare per inseguire i suoi sogni. Quando però il suo corpo inizia a dare segno di cedimento e la malattia inizia ad avanzare Lane si rende conto che è molto più importante combattere per la propria vita nel presente piuttosto che non avere un futuro.
La coetanea Sadie è nel centro già da quindici mesi e tutto si sarebbe aspettata tranne che vedere tra i nuovi compagni di sventura quell’ex compare di campo estivo, un giovane al tempo tredicenne a cui sono legati spiacevoli ricordi.  Infatti Lane la aveva illusa facendole credere di piacerle. Sadie al contrario si aggrappa con tutte le sue forze alla paura di vivere, ha interiorizzato i suoi timori. La Latham ha per questa rappresentato un nuovo inizio e non è certa che tornare alla vita “fuori” sia la cosa più opportuna e migliore per lei.

Quando però i due iniziano a parlarsi e conoscersi meglio riescono a risolvere le loro questioni passate e iniziano a vedersi e passare del tempo insieme sempre più spesso, fino a che l'amicizia lascia il posto all'amore. Un amore contro il tempo perché entrambi sanno di non poter contare sul futuro e allora si fanno forze insieme nel presente.

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"Piangiamo per il futuro perché è più facile che ammettere che siamo infelici nel presente"

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Con  sensibilità e ironia  l’autrice affronta il delicato tema della malattia, una ipotetica forma di tubercolosi infettiva, incurabile e resistente ai farmaci e quindi incurabile. Tutti i ragazzi devono vedersela non soltanto con lo spettro inquietante della morte, ma con le piccole grandi conquiste dell’adolescenza. Lane, Sadie e i loro amici sono adolescenti al 100%, come tali commettono errori, sono paranoici, hanno voglia di sperimentare, vogliono costruire il loro futuro, rompere le regole, innamorarsi.

Gli spunti di riflessione sono diversi: “la paura del futuro” tipica di ogni adolescente ma in questo caso ancora più profonda, e poi la “paura del diverso” che i ragazzi della Latham, costretti a vivere isolati dal resto del mondo, subiscono ogni giorno. E poi c’è l’amore, che riesce sempre a salvare tutti, in un modo o nell’altro. Lane e Sadie sono alle prese con la malattia, un mostro contro cui entrambi devono convivere e combattere ma che finisce per unirli, per regalare loro la possibilità di cambiare, di evolvere e trovare un barlume di felicità in un mondo diventato troppo difficile per due adolescenti.

La storia di per sé è semplice e la stessa esperienza con la TBC è mitigata. La malattia, insomma, c’è sempre, esiste, ma addolcita dall’aspetto romantico dettato dai veri protagonisti: Lane, Sadie e gli altri ragazzi,  le loro diverse esigenze, le prove da affrontare, prove più grandi di loro.

La sensazione sul finale è come se allo scritto mancasse qualcosa dal punto di vista contenutivo, non sviluppa pienamente il tema della malattia.

Resta comunque una lettura breve e piacevole con cui trascorrere un pomeriggio di svago.

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