top of page
dott. Giuseppe Di Marco
Specialista in malattie respiratorie
Diagnosi e cura delle malattie allergiche
"II vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s'accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre".
Italo Calvino - Marcovaldo - 1963
Erich Maria Remarque - "Tre camerati" - 1937
Nel 1930 l'uscita del film tratto da "Niente di nuovo sul fronte occidentale" è un successo mondiale ma crea all’autore Erich Paul Remark notevoli problemi col regime. Nel 1933 i nazisti bruciano e mettono al bando le sue opere, mentre la propaganda di regime fa circolare la voce che discenda da ebrei francesi e che il suo cognome sia Kramer, cioè il suo vero nome al contrario. Nel 37 cambia il nome in Erich Maria Remarque e nel 1939 si trasferisce negli Stati Uniti per rientrare in Svizzera solo nel dopoguerra.
Tre camerati del 1937 è l'ultimo concepito in tedesco da Remarque che sta già in Svizzera. Il libro è ambientato nella Germania uscita dalla sconfitta della I guerra mondiale, e negli anni 20 è lacerata dai conflitti sociali e dalla disoccupazione. I tre protagonisti hanno condiviso gli orrori della Grande Guerra e sono rimasti insieme dopo essere tornati dal fronte, e trentenni si sono reinseriti.
I tre camerati sono Robert Lohkamp (che fa da voce narrante), Otto Köster e Gottfried Lenz. I tre hanno aperto (forse a Berlino ma comunque in una città del nord della Germania) una auto-officina: sistemano auto usate di lusso e le rivendono; fanno anche una attività di taxi e possiedono una vecchia automobile sportiva rimessa a nuovo (la Carla) con la quale partecipano con successo a gare automobilistiche.
​
Robert è il più giovane e disordinato dei tre; a tempo perso fa il pianista-cantante nei bar della città, vive in una pensioncina insieme ad impiegati, prostitute, segretarie, profughi e ha una concezione della vita tra il cinico e l'autodistruttivo (nella sua vita, ma anche in quella dei compagni dominano le serate nei bar accompagnate da rhum, cognac e vodka con una costanza e una intensità assolutamente fuori dal comune e da dare, in certi momenti, il voltastomaco anche al lettore. L’ossessione per l’alcol e la difficoltà a dare un senso alla propria vita e al proprio tempo sono il sottofondo ossessionante della quotidianità dei tre ragazzi, studenti interrotti di Lettere e Medicina. Una generazione che viene raccontata da molti altri romanzieri e artisti arruolati, travolti dalle propagande militariste dei loro paesi e dalla convinzione della partecipazione necessaria per coscienza e dignità. Come se andare al fronte fosse l’unico modo per sentirsi realmente partecipi e consapevoli del proprio tempo, una passaggio fondamentale nella vita dei giovani dell’epoca.
​
Il romanzo è fatto di tanti dialoghi e periodi brevi e accanto ai tre camerati l'altra protagonista è Pat (Patrice Hollmann) una giovane che viene da un altro mondo rispetto ai tre (ambiente aristocratico o alto borghese in decadenza). Pat porta stile nel loro mondo e Roby, che di Pat si innamora quasi subito, pian piano si trasforma passando da un atteggiamento di vita alla giornata e autodistruzione al ruolo di innamorato perso. E quando lei, mentre si trovano in vacanza nel mare del Nord, colpita da una violenta emorragia polmonare, sprofonda nell’incubo della tubercolosi, i tre camerati rinsaldano ulteriormente i loro legami: vendono l’officina e utilizzano il denaro raccolto per permettere a Patrice di curarsi in un sanatorio svizzero.​
Ero seduto in riva al mare e vedevo tramontare il sole. Pat non era venuta perché durante il giorno non si era sentita bene.
Quando si fece buio mi alzai per ritornare a casa ed ecco, da dietro il boschetto vidi arrivare la domestica che mi faceva cenni e gridava qualche cosa che non riuscivo a capire perché il vento e il mare facevano troppo fragore.
Le feci cenno di fermarsi che l'avrei raggiunta, ma quella continuò a correre e si portò le mani alla bocca. "Signora..." compresi "presto..."
Mi misi a correre. "Che succede?"
Ella esclamò col fiato mozzo: "Presto… la signora… sta male…."
Corsi lungo la riva sabbiosa attraverso il boschetto verso casa. Il cancello di legno si era incagliato. Perciò lo scavalcai e entrai di corsa nella camera.
Pat era coricata sul letto col seno macchiato di sangue, le mani contratte e le labbra insanguinate. Accanto a lei c'era la signorina Muller con degli asciugamani e un catino d'acqua.
"Che succede?" gridai spingendola da parte.
Ella cercò di parlare mentre io la investivo: "Porti un po' di garza! Dov'è la ferita?".
Mi guardò e con le labbra tremanti cominciò a dire: "Non è una ferita… E' uno sbocco di sangue".
Per me fu una mazzata. "Sbocco di sangue?" Le strappai di mano il catino dell'acqua.
"Porti un po' di ghiaccio, vada a prendere il ghiaccio!" Bagnai una salvietta nel catino e la posi sul petto di Pat. "Non abbiamo ghiaccio in casa" disse la signorina.
Mi voltai di scatto mentre lei si ritraeva. "Per carità, vada a prendere il ghiaccio, mandi a vedere alla trattoria e telefoni subito al medico!"
"Non abbiamo telefono…"
La tubercolosi, di cui alla fine Pat muore, entra nel romanzo pian piano e man mano che la malattia si sviluppa il rapporto tra i due si fa più solido con cambiamenti reciproci significativi e nel romanzo compare la problematica della morte o meglio della condanna a morte di cui il malato acquista progressivamente consapevolezza.
Il sanatorio è caro e il danaro non basta mai; l'auto-officina va a rotoli perché dopo aver sistemato una automobile incidentata da cui pensavano di ricavare intorno ai 4'000 marchi salta fuori che il proprietario fa fallimento e che l'auto non era nemmeno assicurata. Robert si trasferisce sulle Alpi per stare vicino a Pat mentre Otto gli fa credere che non dovrà preoccuparsi del danaro (in realtà vende l'amata Carla per consentire all'amico Robert di stare con Pat sino alla fine).
Gli ultimi due mesi, e gli ultimi capitoli del romanzo sono dedicati a come si vive in sanatorio: la trasgressione, le regole, la negazione della malattia, le feste per chi guarisce, gli amori. Con l'imminente primavera arriva anche la fine di Pat, ma il Robert che rimane è completamente diverso da quello che si incontra all'inizio.
A un certo punto qualcuno disse: "E' morta…."
"No ribattei."
"Non è morta ancora. Mi stringe ancora la mano…"
Luce. Luce viva, insopportabile. Gente. Il dottore.
Aprii lentamente la mano e quella di Pat cadde inerte.
Sangue. Un viso stirato e soffocato. Occhi fissi e tormentati. Capelli bruni di seta.
"Pat" chiamai. "Pat!" E per la prima volta non mi rispose.
"Vorrei star solo…" dissi.
"Ma prima non…?" domandò qualcuno.
No risposi. "Andate fuori. Non toccatela".
Poi lavai le macchie di sangue. Ero impietrito. Le pettinai i capelli. Divenne fredda e io la posi nel mio letto e le misi addosso le coperte. Stetti seduto accanto a lei ed ero incapace di pensare. Seduto su quella sedia, la fissavo con gli occhi immobili.
Il cane entrò e si accovacciò ai miei piedi. Vidi il volto di lei trasfigurarsi. Non potei fare altro che star lì svuotato e guardarla. Poi sorse il mattino ed ella non fu più lei.
Tre camerati è uno dei romanzi più popolari e riusciti del grande scrittore tedesco. Un intenso, personalissimo corpo a corpo tra la fragilità della condizione umana, con l’amore e la morte, sentimenti nei quali essa si mostra.
bottom of page