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dott. Giuseppe Di Marco
Specialista in malattie respiratorie
Diagnosi e cura delle malattie allergiche
"II vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s'accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre".
Italo Calvino - Marcovaldo - 1963
ROGER BANNISTER
Un medico prestato all’atletica
“Sir Roger - gli chiesero molti anni dopo - quel record è stato il momento più alto della vostra vita?”. “Sono certo di no. I momenti più alti della mia vita sono i quarant’anni che ho dedicato alla neurologia. Preferisco essere ricordato per il mio lavoro in neurologia che per la mia corsa”
C’è una linea sulle piste di atletica che non viene usata mai. Si trova verso la fine del rettilineo, pochi metri prima dell'arrivo, quasi un disegno inutile, insignificante. Eppure, se c'è una linea che ha diritto di esistere è quella: segna la partenza del miglio e tutte le altre linee nascono da lei.
Roger Bannister, studente di Medicina ad Oxford e futuro neurologo, il 6 maggio 1954 stabilì l'unico record in cui nessuno ascoltò i secondi e nemmeno i decimi. L'annunciatore del Guinness dei Primati non riuscì a finire la frase: "Signore e signori, il tempo è di 3'...". Solo quello importava: la parola tre. La folla ruggì di felicità. Il muro invalicabile non c'era più. La barriera sul miglio era caduta. Un uomo aveva corso la distanza sotto i quattro minuti. Significava essere andati sulla luna. Era l'atterraggio in un altro mondo, una corsa marziana. Per gli Inglesi il miglio è un brano di Shakespeare su pista: resistenza e velocità. Roger lo corse in 3'59"4.
Quello di Roger Bannister non fu un record, ma è, ancora, “il record” !
Dopo la guerra c'era la sensazione che la Gran Bretagna fosse finita. Avevano un immenso prestito con l’America, dovevano pagare debiti enormi, avevamo perso l’impero. L'anno prima era stato conquistato l'Everest, Elisabetta era diventata regina, un nuovo mondo era in arrivo, ma gli atleti britannici non avevano vinto nulla alle Olimpiadi di Helsinki del 1952: tutti erano molto delusi dal mondo dell’atletica.
Quel record segnò un'epoca. Bannister fu ricevuto da Churchill, premiato, osannato, ma sei mesi dopo si ritirò per dedicarsi alla medicina. Il record non lo interessò mai veramente.
Faceva freddo quel giorno, tirava un vento gelido, Bannister, 25 anni, si stava laureando in medicina, ma poco prima era passato in laboratorio per cercare di limare e di alleggerire i chiodi delle scarpette (non usava i calzini). Non era un aristocratico, si allenava di notte, dopo le lezioni. Doveva migliorare di 2 secondi il record dello svedese Haegg, 4'01"4, durava da 9 anni. I 4 minuti sul miglio erano le colonne d'Ercole. Tutti erano convinti che fisiologicamente un uomo non ce la potesse fare, il cuore avrebbe ceduto. “Ma io studiavo neurologia e sapevo che per abbattere un limite l'organo più importante è il cervello. Così quando il vento calò decisi di provare, assistito da due amici”.
Nel 2011 gli fu stato diagnosticato il Parkinson ma ha affrontato la sua condizione con stoicismo per 7 anni prima di lasciarci all’età di 88 anni. In un'intervista per BBC Radio Oxford, aveva dichiarato: “Sono a conoscenza di tutte le ricerche che sono state fatte. Penso che ci vorrà del tempo prima che ci sia una svolta, ma la gestione e i trattamenti farmacologici stanno migliorando continuamente. Ho visto e curato così tanti pazienti con disturbi neurologici e di altro tipo che non sono sorpreso di aver contratto una malattia. Ho qualcosa chiamato morbo di Parkinson e sfortunatamente questo mi limita. E' nella natura delle cose, c'è una gentile ironia in tutto questo. Sono ben curato e non permetterò che la malattia interferisca con la mia vita, per quanto potrò. Anche se ho difficoltà di movimento, sono diventato lento e ho bisogno d’aiuto, riesco a vedere tutto in una nuova prospettiva e mi rendo conto di quanto siano importanti l’amore e l’amicizia che sento intorno a me: Adesso mi godo la mia vita: questo è il modo in cui la vedo io”.
Le scarpe del record sono state battute all'asta da Christie per 266.500 sterline. E lui sir Roger, devolveva tutto allo lotta contro le malattie neurologiche. Sapeva che il cervello, se si mette correre, è imbattibile.
Dopo la sua carriera atletica ha continuato la formazione medica ed è diventato un illustre neurologo: era la neurologia la sua vera passione. Lui stesso ha raccontato dei suoi studi universitari. “… a 16 anni ero concentrato sull'andare a Oxford . Nessun membro della mia famiglia aveva studiato lì. Era piuttosto difficile entrare a Oxford allora. Ero impaziente di lasciare la scuola, ero ansioso di andare avanti con la mia carriera medica.
Direi adesso, al giovane Roger Bannister, di imparare di più dai genitori. Allora ero piuttosto testardo, anche se i miei genitori mi incoraggiavano. Sono sempre stato molto attivo e coinvolto nelle cose. Mi sono buttato in tutto quando ero a scuola, poi quando ero all'università: presidente della società sportiva e del sindacato studentesco. Ho sempre sentito di dover sfruttare al massimo le opportunità che i miei genitori non avevano sfruttato appieno. E Oxford è un posto meraviglioso.
Allora a Oxford era alla moda praticare uno sport, ed io al costo di una ghinea sono entrato nel club di atletica. All'inizio non correvo molto veloce: fui inserito nella squadra solo perché avevo spalato diligentemente la neve. Nella mia prima grande gara sono partito in terza fila. Mi dissero solo di tenermi alla larga. Ma con ancora 200 yarde da correre sentivo di poter andare ancora più veloce. E così ho iniziato a superare tutti e ho vinto con 15 yarde di vantaggio”.
Durante i suoi giorni da studente, ha usato le sue conoscenze mediche per ideare il proprio regime di allenamento, studiando i meccanismi della corsa e programmando la sua preparazione, valutando suoi studi. Si ritirò dall'atletica nel 1954 per perseguire la sua carriera medica e nel 1963 era già specialista affermato in tre ospedali.
Il campo di interesse principale di Bannister erano le malattie del sistema nervoso autonomo, inclusa l'atrofia multisistemica (MSA).
E’ stato direttore del National Hospital for Nervous Diseases di Londra. Ha pubblicato anche un libro di testo sui disturbi clinici del sistema nervoso autonomo: "Autonomic Failure - Oxford University Press" e diverse edizioni del “Brain and Bannister's Clinical Nervous System”. E’ stato presidente del comitato editoriale della rivista "Clinical Autonomic Research”.
E’ stato nominato cavaliere dalla regina Elisabetta II nel 1975.
Sebbene sia noto soprattutto per le sue prestazioni da record in pista, Bannister era più orgoglioso del suo contributo alla medicina che della sua carriera atletica. Nel 2014, Bannister ha dichiarato in un'intervista per The Big Issue: “Per i primi dieci anni della mia carriera medica è stata una dura battaglia per dimostrare agli altri che mi dedicavo alla medicina e che non mi sarei dedicato allo sport. Per me non c'è mai stato alcun dubbio che la medicina, idealmente la neurologia, sarebbe stata la mia carriera. Il mio grande sogno era quello di aggiungere un piccolo contributo alla conoscenza che avevamo sul cervello. Preferisco essere ricordato per il mio lavoro in neurologia che per la mia corsa. Se ci fosse la possibilità di fare un grande passo avanti nello studio del sistema nervoso autonomo, riprenderei subito in quattro minuti".
È stato solo dopo essere stato specialista neurologo per molti anni che ho considerato di accettare l’incarico di Presidente dello Sports Council of Great Britain nel 1975 e Presidente dell'International Council for Sport and Physical Recreation dal 1976. Ho lavorato in medicina per sessant'anni. Ho corso per circa otto”.
Ma per lui il più importante riconoscimento è stato l'AAN Lifetime Achievement Award, consegnatogli in una cerimonia speciale a Miami Beach nel 2005 all'incontro annuale dei neurologi americani. Ricevendo in premio il famoso obelisco di vetro, il dott. Bannister ha dichiarato: “Questo è il più importante, perché riguarda la mia vita nel suo insieme e la medicina, che sono più importanti per me di qualsiasi cosa abbia fatto come corridore fino all'età di 25 anni.”
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