top of page

Ernesto Che Guevara "Latinoamericana"

Alberto Granado - "Un gitano sedentario"

latinoamericana2.jpg
Granado.jpg

Ernesto Guevara, 24 anni, studente di medicina, parte con l’amico biologo Alberto Granado il 29 dicembre del 1951 per un viaggio “on the road” alla scoperta l’America latina a bordo di una vecchia Norton cui danno il nome di “Poderosa”. Distrutta la “Poderosa” condeltinuano con mezzi di fortuna e l' autostop, bighellonando alla ricerca di ospitalità e di qualcuno che offrisse loro un pasto con cui riempire lo stomaco, dormendo presso la Guardia Civile o presso gli ospedali. Così Ernesto ed Alberto riusciranno a visitare un territorio molto vasto dall’Argentina al Cile, quindi in Perù e poi in Colombia, ritornando a casa 8 mesi dopo.

Il libro e' composto da una raccolta di appunti provenienti dal diario di viaggio, dove oltre a stilare un itinerario vengono descritti paesaggi con diversi approfondimenti e riflessioni sulla condizione sanitaria e lavorativa della popolazione locale. Non è il diario di un turista, è il diario di un viaggiatore in comunione con il proprio viaggio: non vanno ad ammirare i monumenti, o quanto meno non solo, vanno ad ammirare la gente, si interessano della società latinoamericana, dilaniata dalle multinazionali, dai regimi, si interessano ai lebbrosi che vivono in un isolata comunità in riva ad un fiume, alle ingiustizie sociali, ai minatori sfruttati.

​

Crediamo, e dopo questo viaggio più fermamente di prima, che la divisione dell'America in nazionalità incerte e illusorie sia completamente fittizia. Costituiamo una sola razza meticcia che dal Messico fino allo stretto di Magellano presenta notevoli similitudini etniche. Per questo, cercando di spogliarmi da qualsiasi vacuo provincialismo, brindo al Perù e all'America Unita.

​

Nel ventiquattrenne Ernesto Guevara, già si presagisce l'esistenza del Che, nella sua attenzione ai più poveri, a quella "classe sociale" che passerà alla storia come proletariato. Sia gli incontri che la geografia dei luoghi lo emoziona profondamente, imprime un progressivo cambiamento della visione della vita, lo coinvolge totalmente come protagonista acuto sensibile e sognatore, e soprattutto rassicurandolo sulla sua scelta iniziale di “aiutare gli altri” che ancora oggi vuol dire “fare il medico”.

​

Questo è uno di quei casi in cui il medico, cosciente della propria assoluta impotenza di fronte alla situazione, sente il desiderio di un cambiamento radicale, qualcosa che sopprima l'ingiustizia che ha imposto alla povera vecchia di fare la serva fino al mese prima per guadagnarsi da vivere, affannandosi e soffrendo, ma tenendo fronte alla vita con fierezza. [...] è ora che i governanti dedichino meno tempo alla propaganda delle qualità del loro regime e più denaro, moltissimo denaro in più, per la realizzazione di opere di utilità sociale.

​

Ma è prima di tutto un diario di viaggio, e con una acuta ironia e una sottile sarcasmo, Che Guevara racconta di un incredibile viaggio fatto di passaggi elemosinati, di cadute dalla moto, di sotterfugi e scuse per arraffare qualcosa da mettere sotto i denti. Un viaggio che si vive sfogliando le pagine, un viaggio alla scoperta dell'America Latina.
La scrittura è piuttosto asciutta e stilizzata tipica del genere “diario”, appunti di viaggio presi frettolosamente che quindi mancano di pathos, ma sicuramente i contenuti sono molti interessanti. Non si tratta di un capolavoro letterario ma personalmente l'ho letto molto volentieri; e in questo libro assistiamo alla sua "formazione spirituale" e ai motivi e alle modalità che lo hanno portato ad essere quel grande rivoluzionario che sappiamo. All'epoca studente, e il viaggio gli permetterà di osservare la povertà e la miseria in cui vive il popolo latino-americano, dando inizio all’ analisi dell’economia vigente e scoprendo il bisogno di un mondo più giusto.

​

Il personaggio che ha scritto questi appunti è morto quando è tornato a posare i piedi sulla terra d'Argentina, e colui che li riordina e li ripulisce, 'io', non sono io; per lo meno, non si tratta dello stesso io interiore. Quel vagare senza meta per la nostra "maiuscola America" mi ha cambiato più di quanto credessi.

 

Anche Alberto Granado ha seguito la strada della rivoluzione non come soldato ma svolgendo la professione medica a Santiago de Cuba, dove ha fondando la Scuola Medica di Santiago de Cuba dedicandosi alla ricerca scientifica. E dove ha vissuto fino al 2011, anno della sua morte.

 

Da questo libro traspare l'amore dei protagonisti per il popolo. Anche se il libro appare lento, a tratti incanta.

Buona lettura latinoamericana !

Guevara università.jpg
Guevara università solo.jpg

Ernesto Guevara, giovane studente di medicina

diari motocicletta.jpg
in viaggio con che.jpg

Nel 2004 il regista brasiliano Walter Salles, ispirandosi a “Latinoamericana” e “Un gitano sedentario” di Alberto Granado, realizza un film sul famoso viaggio dei due: "I diari della motocicletta"

E’ un film che non pretende di raccontare l’alba di gloria del Che, e non anticipa in nessun modo il mito che sarebbe diventato da li a pochi anni. È soltanto un viaggio simile a quello che tutti abbiamo fatto o avremmo voluto fare almeno una volta nella vita, durante il quale si viaggia per viaggiare, per conoscere se stessi attraverso i luoghi, i paesaggi, le persone e le culture che si incontrano strada facendo.

È un Road Movie che ci regala panorami meravigliosi ma allo stesso tempo tristi, che il libro scritto sotto forma di appunti di viaggio non riesce a rendere al meglio. Alcune davvero notevoli come la nuotata notturna ne fiume per raggiungere l’isola del lebbrosario di San Pablo o l’arrivo a Machu Picchu dove il giovane protagonista ha la possibilità di osservare la miseria e la povertà del popolo latinoamericano incominciando ad analizzare i nefasti effetti dei sistemi economici vigenti, scoprendo l’esigenza di un mondo più equo.

​

Gianni Minà, al seguito della troupe di Walter Salles , gira un documentario sulla realizzazione del film e lo pubblica nel 2003 col titolo: “In viaggio con Che Guevara”. Ripercorre quella affascinante avventura recandosi a Cuba per filmare e parlare con Alberto Granado, allora ottantenne. Il documentario fa una cronaca dei ricordi di quel viaggio, inframmezzandoli con sequenze dietro la macchina da presa e scene del film e chiacchierate con Alberto.

Una perla di grande giornalismo.

bottom of page