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dott. Giuseppe Di Marco
Specialista in malattie respiratorie
Diagnosi e cura delle malattie allergiche
"II vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s'accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre".
Italo Calvino - Marcovaldo - 1963
Davvero pochi racconti hanno avuto un successo clamoroso, universale e repentino come “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, pubblicato da Robert Louis Stevenson nel 1886 e ambientato nella Londra Vittoriana. Una storia entrata con forza nel nostro immaginario, anche grazie alle numerose versioni cinematografiche, e il cui titolo fa ormai parte del linguaggio comune per indicare una doppia personalità o comunque l’ambivalenza dell’animo umano.
Il tema principale dell’opera è la constatazione della eterna conflittualità fra le due differenti nature presenti nell’essere umano, due tendenze comportamentali (o semplicemente personalità), una volta al Bene, l’altra al Male assoluto, che continuamente in contrasto fra loro cercano tentano di prendere il dominio dell’individuo.
«Sia sul piano scientifico che su quello morale, venni dunque gradualmente avvicinandomi a quella verità, la cui parziale scoperta m’ha poi condotto a un così tremendo naufragio: l’uomo non è veracemente uno, ma veracemente due.»
e poi ancora
«Ed è stato nel campo della morale e nella mia stessa persona che ho imparato a riconoscere il dualismo intrinseco e primordiale dell’uomo. Mi sono reso conto che, se potevo legittimamente identificarmi sia con l’uno che con l’altro dei due esseri che lottavano nel campo della mia coscienza, ciò era dovuto al fatto che ero fondamentalmente entrambi.»
Ed inoltre lo stesso Jekyll ammette che nell’animo umano possano esserci infinite sfaccettature di queste “tendenze” e che le sue manifestazioni erano dovute anche alla potenza del filtro e dallo stile di vita condotto in precedenza, troppo rigido e che non dava abbastanza sfogo a quello che poi diventerà Hyde.
L’opera è anche uno studio dell’autore sull’animo umano, dei suoi meccanismi e dei suoi condizionamenti quali famiglia e società, e in questo Stevenson anticipa le teorie psicoanalitiche di Freud, solo 5 anni più giovane di lui. Si distingue la sua modernità nella consapevolezza che il corpo sia tutt'uno con la psiche e che il cambiamento psicologico comporta anche una trasformazione nel fisico.
Anticipa anche il fenomeno della tossicodipendenza e le cause dell’insorgere di una dipendenza grave. D'altronde nella Londra vittoriana cresceva il consumo di oppio e lo stesso Stevenson si dice ne abbia fatto uso. Dopo un breve periodo Jeckill sente il bisogno di disintossicarsi da quella strana sostanza che lo aveva portato sino a quel punto ma ormai è tardi e non può più tornare indietro.
Ma oltre al tema classico della narrativa gotica del 800 dello sdoppiamento della personalità, come in Dorian Gray di Oscar Wilde e in Dracula di Bram Stoker, “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” è soprattutto una splendida metafora dei limiti della scienza: uno dei primi romanzi che propongono il tema etico della professione medica come traccia principale, benché ben nascosta tra le avventurose vicende che si leggono nel libro.
Il dr. Jekyll lotta per le sue convinzioni sulla possibilità di poter dividere nell’uomo il male dal bene. Dopo vari esperimenti su cavie dr. Jekyll si accorge che la sua teoria può funzionare, e con la presunzione di avere ragione, la prova su se stesso, sfidando la natura e fermamente convinto della sua capacità di gestirne gli effetti.
Però il risultato porta con sé un peso troppo grande, che né la sua anima né il suo corpo, riusciranno più a sopportare. Alla fine Jekyll sa che i suoi studi sono stati un fallimento: non è riuscito a separare il bene dal male, la pozione aveva avuto solo il potere di liberare quella parte di sé più segregata che non aveva modo di trovare uno sfogo nella vita di tutti i giorni.
Ma il potere della personalità nascosta cresce e finisce col prendere il sopravvento. Jekyll ora non riesce più a dominarla e ha orrore di se stesso. Ormai è troppo tardi. Non può accettare di essere diventato quell’essere degradato e malvagio che è e si uccide.
L’eccessiva ossessione per la ricerca ha rovinato la vita di Jackill. A colloquio con un prete sostiene che la scienza possa aiutare la Chiesa venendo a conoscenza dell’anima delle persone; il prete a queste parole è spaventato, pensa che il dottore scherzi, ma non è così, risponde che è meglio lasciare a Dio quello che all’uomo non è permesso scoprire, e che se scopre troppo potrebbe farsi male se ad esempio pretende di essere lui arbitro di ciò che scopre. L’azione del dott. Jeckill ci ricorda la parabola del buon padrone del Vangelo di Matteo nel quale si consiglia di non separare dal grano la gramigna perché questo lo fa Dio.
Jekyll si serve della scienza per modificare la Natura, come il Lucifero di Milton, come Prometeo, come il dottor Frankenstein o Faust, si ribella a Dio, si ribella alla Natura che considera fallace e ritiene di poter fare meglio. Alla fine Jekyll, l'uomo che credeva di poter ingannare la natura e piegarla al suo volere, è dannato.
E' la superbia che lo trascina nel peccato, il più classico e il più antico dei peccati: l’Hybris, la superbia. La stessa superbia di Icaro che scatenerà la Nemesi, la vendetta divina.
Jekyll si reca dal suo collega Lanyon per farsi aiutare e coinvolgerlo nei suoi segreti. Lanyon è un dottore, uno scienziato, è curioso, la scienza è curiosa e Jekyll lo trascina con sé, sapendo che l'amico non potrà resistere:
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«Volete essere prudente e seguire il mio consiglio? (...)Nel primo caso resterete come siete ora, non più ricco né più esperto di prima. (...) Nell'altro caso, nuovi orizzonti del sapere e nuove prospettive di fama, di potenza, si apriranno di colpo qui davanti a voi, perché assisterete a un prodigio che scuoterebbe l'incredulità dello stesso Satana. »
Sapere, fama, potenza, Lanyon cede Ed è finita per entrambi. I due medici vengono sconfitti dalla propria superbia. Si sono spinti troppo oltre le umane possibilità, hanno voluto raggiungere il sole sulle ali della scienza e, esattamente come Icaro, sono precipitati.
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