Sono le 4:00 ed è ancora buio quando suona la sveglia a casa dott. Khaled Hosseini. sono le 4:00 e il giovane medico nato a Kabul  nel 1965 e giunta in USA da bambino con tutta la famiglia come rifugiato politico. Lavora come medico internista presso il Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles dal 1996 . Siamo nel 2001/2002 e Khaled sta scrivendo il suo primo romanzo, e lo fa di notte, per non rubare tempo al proprio lavoro. 
Non immagina che la sua passione lo porterà  presto al successo mondiale e che sta scrivendo il più grande best-seller del nuovo millennio. Dirà poi, raggiunto il successo e abbandonata la carriera medica: "... non sono mai stato mosso dalla vocazione come tanti miei compagni di corso all'università: ho scelto di diventare dottore per assicurarmi la stabilità economica. Ma dentro di me ho sempre voluto scrivere".

Vogliamo credere che il percorso di crescita personale, che lo ha portato alla laurea in biologia nel 1988 all'Università di Santa Clara e poi a quella in medicina presso l' Università della California nel 1993, sia stato fondamentale per la sua affermazione come scrittore.
Infatti quando fu chiamato il 17 Ottobre del 2011 a tenere il discorso di apertura dell'anno accademico all'Università di santa Clara così disse agli studenti:

Quando mi sono laureato, mi stavo preparando a diventare un medico. Posso ammettere ora  che allora pensavo di dover fare il medico ma che in realtà mi stavo preparando a fare ciò che il mio cuore  davvero desiderava che io facessi. Sono diventato un medico e ho praticato questa professione per più di otto anni prima di essere abbastanza fortunato da realizzare il sogno di una vita, e di diventare uno scrittore. Ma, ripensandoci, posso affermare che molto di ciò che ho imparato in questa università è più rilevante per me ora, oggi, di quanto avrei mai potuto immaginare. E penso che tutti voi, come me, quando  vi  terminerete gli studi a Santa Clara, porterete un cosa nell'animo, l'aspirazione dei fondatori di questa Università, di   tener duro per tutta la vita, indipendentemente dalla carriera che scegli, dove vivi o quanti soldi fai o non guadagni, di diventare  "uomini e donne per gli altri". 

Perché essere uomo o donna per gli altri non è solo una grande responsabilità,  ma è anche un grande dono. E per accettare questo dono, dobbiamo prima rifiutare la mentalità prevalente della nostra cultura, che è la mentalità della scarsità.