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Ospizio Marino ed Ospedale dei bambini Riccardo Sieri Pepoli

Trapani

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L’Ospizio Marino di Trapani fa parte di una tipologia di edilizia sanitaria e assistenziale che in Italia si sviluppò tra la fine dell’800 e i primi del ‘900. Infatti alcuni studi medici avevano dimostrato i benefici terapeutici del clima marino per alcune malattie tipo il rachitismo.
In era fascista invece venivano edificate sulle coste italiane le colonie marine, anche per combattere la diffusione della tubercolosi.

La costruzione di questo Ospizio Marino si deve al  trapanese Antonio Sieri Pepoli di San Teodoro. Il filantropo donò il suo patrimonio per la costruzione di un istituto per i bambini poveri affetti da malattie per le quali risultavano utili i bagni marini e rimanere in spiaggia. L’area scelta per la costruzione fu l’isolotto Zavorra, tra le saline e il mare, vicino all’area portuale di Trapani. Lì esisteva già una villa di proprietà dei Pepoli. Il posto era ideale perché vicino al mare e perché ben isolato, essendo possibile raggiungerlo solo attraverso imbarcazioni, almeno fino agli anni ’40.

Nel 1911 la Commissione dichiarò vincitore del concorso il progetto dell’ing. Giuseppe Manzo. Sindaco del tempo era il dott. Eugenio Scio, capostipite di una rinomata famiglia di medici trapanesi. L’ingegnere Manzo (1858- 1931) aveva realizzato il villino sullo scoglio per il politico Nunzio Nasi, il nuovo prospetto di casa Occhipinti e casa Agueci, utilizzando i canoni rappresentativi dell’Art Nouveau allora in voga in Europa. Le cose comunque procedettero con molta lentezza. I lavori cominciarono dopo un anno. Ed invece di durare 2 anni come previsto ci vollero 4 anni.


L’Ospizio di Trapani era un ottimo progetto nella sua tipologia. Era organizzato in padiglioni per separare in edifici distinti i malati infetti da quelli sani. I padiglioni erano congegnati in modo da tenere del tutto separati uomini e donne anche se alcuni locali come refettorio, cappella erano in comune.

L’ingegnere Manzo pose molta attenzione all’orientamento degli edifici per avere un assorbimento di calore minore in estate e maggiore in inverno.  Le camere di degenza, normalmente a sei letti con armadi e lavandini, dovevano essere esposte a mezzogiorno in modo da sfruttare l’azione elioterapica. Sullo stesso lato c’erano ampie verande dove, dalle camere, potevano essere spostati i letti dotati di ruote nelle ore di sole. Le camere comunque disponevano di tende per la loro parziale schermatura e protezione contro il cattivo tempo. Nel piano terra, sul lato del mare, era ubicato l’ingresso principale da dove con due scale separate si accedeva ai piani superiori. In questi erano sistemate nelle testate camere di degenza a due letti per i malati più gravi che necessitavano cure particolari, gli ambulatori e le sale mediche.

Nel seminterrato c’erano i vari servizi: igienici, cucina, lavanderie, locali di sterilizzazione, riscaldamento.

All’ultimo piano, parzialmente costruito, c’erano i locali alloggio per le suore ed una parte dedicata ai bambini con il lastrico solare utilizzato come luogo di terapia e svago.

La forma dei padiglioni era a T o a doppio T, molto simili fra di loro.

 

Lo stile architettonico del prospetto principale è di impronta neoclassica come era allora dettato dal regime per gli edifici pubblici. L’ingegnere dedicò meno importanza al lato estetico-architettonico rispetto a quello funzionale. L’ingresso principale affiancato ai due lati da due edifici simmetrici era caratterizzato soltanto da una scala a tenaglia con andamento curvilineo. I porticati dei due edifici laterali avevano colonne e capitelli con motivi floreali. La fascia di coronamento di tutti i padiglioni presentava riquadri con scanalature, a richiamo delle metope e triglifi dei templi. Unici accenni all’art nouveau.

 

Negli anni ’60 il nome si accorciò e si chiamò semplicemente “Ospizio Marino Sieri Pepoli” . Vi trovavano accoglienza i minori disagiati. Bambini orfani o abbandonati. Poi negli anni ’90 si è trasformato in casa di cura per anziani.


Ma da un giorno all’altro divenne un centro di accoglienza straordinario per immigrati. Il direttore dell’epoca disse che era più vantaggioso accogliere gli immigrati che ospitare gli anziani.

Siamo nel 2014, quando tutte le strutture e perfino gli hotel si trasformano in centri di accoglienza per richiedenti asilo. Ci sono tanti soldi che arrivano per chi gestisce questi centri.
Ma l’Ipab (istituto pubblico di assistenza e beneficenza) “Opera Pia Residence Marino” non ce la fa comunque e nel 2016 il commissario straordinario applica la procedura di estinzione dell’Ente.

 

Oggi si trova in uno stato di totale abbandono attuale

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