dott. Giuseppe Di Marco
Specialista in malattie respiratorie
Diagnosi e cura delle malattie allergiche
"II vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s'accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre".
Italo Calvino - Marcovaldo - 1963
Gerard Galvan, ex dottore al pronto soccorso della clinica universitaria Postel-Couperin, racconta a un misteriso interlocutore cui sta riparando l’autovettura in un’officina, la grottesca, comica e surreale notte vissuta la lavoro una ventina d’anni prima. E’ una lettura scorrevole e piacevole quella delle 70 pagine dal ritmo incalzante ma agile con cui Pennac descrive la notte del dottor Galvan, di per sé comica macchietta, alle prese, assieme a vari colleghi, con un altrettanto assurdo paziente capace solo di dire “non mi sento bene”, affetto da ogni sorta di male e che rivelerà di averlo fatto solo per poter sfoggiare il SUO biglietto da visita di “Gran decano degli ospedali di Parigi”.
E dire che l’ossessione del protagonista, nato in una famiglia di medici, tutti medici sin dai tempi di Molière, medico per tradizione dunque, e oltretutto fidanzato con Françoise (figlia di un medico, vedi tu), era proprio quella del suo primo futuro biglietto da visita, ben curato graficamente:
“In realtà, io sognavo una cosa sola […] Sognavo il mio futuro biglietto da visita! Sul serio! Una vera e propria ossessione!”
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Una domenica si trova di fronte a un silente paziente che, interpellato, risponde con un filo di voce “Non mi sento tanto bene...”. Galvan gli sente il polso poi, data l’apparente non gravità, lo lascia per dedicarsi a malati più gravi con in mente sempre il suo biglietto da visita. Ma ecco che intorno alle 2 il paziente crolla in terra… Galvan si sente spacciato: l’uomo ha infatti battuto il capo e giace ora esanime in terra in una pozza di sangue. Lo si direbbe proprio morto e quindi fine carriera per lui, altro che biglietto da visita !
Ma no, l’uomo è ancora vivo, piegato in due in posizione fetale. Galvan pensa subito a un’occlusione intestinale e lo porta difilato dal suo amico Angelin, chirurgo addominale, dall’ampolloso biglietto da visita. Ma ecco che il malato vomita e ha la febbre alta. Angelin fa allora chiamare l’anestesista, Placentier. I tre si apprestano ad operare ma, mentre sta per essere somministrata l’anestesia, il malato espelle di colpo tutto il gas contenuto nelle sue viscere.
Sembra tutto risolto dunque, ma adesso è la vescica ad essere ora occlusa e i medici si precipitano allora dall’urologo, il dr Saliège, anch’egli dal ridondante biglietto da visita.
Sembra tutto risolto ma Galvan scivola sul pavimento bagnato dell’urina del malato, cade e sviene. In stato di semincoscienza Galvan capisce che il paziente sta per essere operato di pneumotorace dal dr Verhaeren, pneumotisiologo dall’assurdamente ridondante biglietto da visita. Quindi è ancora vivo! Ma Verhaeren emette la sua diagnosi: “I suoi polmoni sono a postissimo”.
Il malato a questo punto viene colto da un’apparente crisi epilettica e viene chiamato Juraj, il neurologo. Poi passa da una nuova crisi respiratoria a un attacco cardiaco, e allora viene chiamata la cardiologa, Aymard, dal minimale biglietto da visita……; per poi passare in reumatologia, e poi in dermatologia per cadere infine in coma. Galvan lo raggiunge e resta a vegliarlo, ma si addormenta ritrovando al risveglio il letto del paziente vuoto.
Il nostro inizia a cercarlo per i corridoi dell’ospedale quand’ecco arrivare il misterioso malato della sera prima pulito, cambiato e pimpante. L’uomo loda tutti i medici e dà delle scherzose spiegazioni psicologiche di quanto accaduto:
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“Tutto ciò per sentirgli spiegare, adesso, che grazie a noi ha finalmente realizzato il suo desiderio più prezioso, un progetto antichissimo, un “sogno identitario” (è l’espressione del cazzo che ha usato lui, sì, un “sogno identitario”) che non avrebbe mai potuto realizzare “senza la nostra preziosa collaborazione”.
[…]
Me l’avete data, cari amici, questa notte, uno dopo l’altro, mi avete consegnato il mio diploma, mi avete reso degno del biglietto da visita che ho sempre sognato! Ed eccolo che attacca a distribuire in giro i suoi cartoncini:
GRAN VETERANO DEGLI OSPEDALI DI PARIGI
Galvan perde la testa e, ricevuto il biglietto da visita dall’uomo, lo colpisce con un pugno in faccia degli effetti devastanti per la salute del ricevente e per la sua carriera, finita, di medico:
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“Sì, gli ho mollato un pugno sul muso”
E così, Galvan finita la narrazione rivela che è diventato meccanico, curatore di innocenti macchine incapaci di “sogni identitari”. Si, sono passati venti anni esatti da quel giorno e mostra all’altro i segni della frattura sul suo pugno destro. Del resto, come disse agli altri medici:
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“al malato mancava traumatologia!”
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Il racconto è diventato nel 2006 uno spettacolo teatrale di Giorgio Gallione per il Teatro dell'Archivolto di Genova, con un mese di replica al Teatro Ciak di Milano. Mattatore sul palco è stato Neri Marcorè.