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dott. Giuseppe Di Marco
Specialista in malattie respiratorie
Diagnosi e cura delle malattie allergiche
"II vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s'accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre".
Italo Calvino - Marcovaldo - 1963
San Luca - "Vangelo" e "Atti degli Apostoli"
Dante lo definì «lo scriva della mansuetudine di Cristo» perché nel suo Vangelo prevalgono immagini di mitezza, di gioia e di amore. Figlio di pagani, san Luca appartiene alla seconda generazione cristiana. Dopo la conversione divenne compagno e collaboratore di san Paolo, che lo chiama «il caro medico»; lo seguì in diversi viaggi tra cui Filippi, Gerusalemme e Roma. Ma è soprattutto l’autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli.
Fu medico di spicco ad Antiochia, tanto da essere denominato «il medico antiocheno». Nell’importante città, l’attuale Antakia nella Turchia sudorientale, fiorì una numerosa colonia giudaica e fu poi sede di una delle più antiche comunità cristiane. Luca, il cui nome è probabilmente abbreviazione di Lucano, vi nacque come pagano, ma diventò proselita o quanto meno simpatizzante della religione ebraica. Egli non era discepolo di Gesù di Nazaret; si convertì dopo, pur non figurando nemmeno come uno dei primitivi settantadue discepoli.
Come discepolo di Paolo, condivise la visione universale paolina della nuova religione e, allorché decise di scrivere le proprie opere, lo fece soprattutto per le comunità evangelizzate da Paolo, ossia in genere per convertiti dal paganesimo. Si incontrò tuttavia anche con San Giacomo il Minore, capo della Chiesa di Gerusalemme, con San Pietro, più a lungo con San Barnaba e forse con San Marco.
Al suo Vangelo premette due capitoli nei quali racconta la nascita e l’infanzia di Gesù. Il cuore dell’opera è costituito da una serie di capitoli che riportano la predicazione da Gesù tenuta nel viaggio ideale che lo porta dalla Galilea a Gerusalemme. Anche gli Atti degli Apostoli descrivono un viaggio: la progressione gloriosa del Vangelo da Gerusalemme all’Asia Minore, alla Grecia fino a Roma. Protagonisti di questa impresa esaltante sono Pietro e Paolo. Dischiude dunque l’orizzonte storico della comunità cristiana, destinata a crescere e a moltiplicarsi per la diffusione del Vangelo.
La qualifica di medico attribuita a Luca viene confermata, secondo gli studiosi, dall’esame interno delle sue opere. La sua cultura e la preparazione specifica erano sicuramente note tra le comunità di cui faceva parte; potrebbe addirittura avere curato la Madre del Signore. Certamente la sua cultura generale e la sua esperienza degli uomini erano piuttosto notevoli. Prove ne siano lo stile e l’uso della lingua greca nonché la struttura stessa dei suoi scritti. La data di composizione degli Atti viene fatta risalire agli anni 63-64, quella del Vangelo ad un anno o due prima.
Senza dubbio competenza storica o, meglio, storiografica, quella che l’evangelista Luca nelle prime battute del suo Vangelo e degli Atti degli apostoli che sono la prima storia della Chiesa. E una storia fatta a regola d’arte: con quegli intenti e soprattutto quel metodo che Luca, greco di Antiochia di Siria, pare avere attinto dai più rigorosi storiografi greci: Tucidide e Polibio. “Lo storico non deve dire nulla di falso né tacere nulla di vero” dice Cicerone; inoltre la storia si fa con i documenti, con relazioni scritte e ancora meglio con i «testimoni oculari», gli autóptai «quelli che hanno visto». Difatti il ricorso alla testimonianza di chi c’era di persona si chiamava autopsía, come dire “il voler rendersi conto di come stiano effettivamente le cose”.
E la parola ‘autopsia’ di competenza degli storici rimanda all’altra probabile competenza di san Luca: «medico Luca» lo chiama Paolo nella Lettera ai Colossesi (4,14). In tal caso, era uno dei tanti “figli d’Ippocrate”, come si diceva. Alle spalle aveva una lunga elaborazione di metodi e tecniche, la scienza di voler conoscere di fenomeni, i sintomi, per formulare diagnosi e prescrivere terapie.
E Luca, storico, ha fatto tesoro del suo metodo di medico per darci il suo Vangelo che è anche un vedere, un valutare, un agire: quel Vangelo che ha composto con lo stile, con l’anima di chi è vicino a chi è in situazione di penuria, di perdere e di perdersi. Una lettura attenta dei suoi scritti, Vangelo ed Atti, ci rileva, compiuta in Cristo e nel suo Vangelo, quella umanità a tutto tondo che i greci chiamavano philanthropía e i latini semplicemente humanitas, e che traspira proprio dal cosiddetto Giuramento di Ippocrate. E ora Luca, divenuto cristiano (ad Antiochia i discepoli di Cristo si chiamavano già “cristiani”) lo avvalorava nella sua sostanza umana di credente, pur facendo cadere l’iniziale invocazione al dio Asclepio, l’Esculapio dei latini, e alla divina Panacea. Anche perché la “panacea”, ossia “una medicina che curi tutti i mali non c’è”, né pagana né cristiana.
Ma che si giurava all’inizio della professione? Impegno di base: «giovare al malato secondo quanto è possibile e con criterio». Non “farmaci» che procurino la morte, neppure sotto richiesta, compresi gli abortivi: tanto meno consigliarli. Uno stile di vita e di professionalità coscienziosi e irreprensibili. Non approfittare … per fare sesso con femmine o maschi, né liberi ne schiavi. Segreto professionale. Gratitudine concreta con chi ha insegnato la scienza medica, e disponibilità a trasmetterla a studenti regolarmente iscritti.
E si capisce che san Paolo in un momento di solitudine e di scoraggiamento abbia potuto dire con tutta sincerità: «Solo Luca è con me» (2 Tim 4,11).
Luca coltivò anche l’arte e la letteratura. Un’antica tradizione lo vuole addirittura autore di alcune “Madonne” che si venerano ancora ai nostri giorni, come in Santa Maria Maggiore a Roma.
Secondo la tradizione, Luca morì martire a Patrasso in Grecia.
Per la verità nulla di certo si sa della vita di Luca dopo la morte di San Paolo. Addirittura non si conosce sicuramente se egli abbia terminato la propria esistenza terrena con una morte naturale oppure come martire appeso ad un olivo. Ovviamente ignoto è il luogo della prima sepoltura. Vi sono tre città soprattutto che si appellano ad una tradizione di traslazione del corpo dell’evangelista: Costantinopoli, Padova e Venezia. Sono città quindi intorno alle quali e dalle quali si diffuse il suo culto. Recentissimi studi avrebbero dimostrato che sue sono le spoglie mortali, eccezione fatta per il capo, conservate a Padova nella basilica benedettina di Santa Giustina. Nella città veneta sarebbero giunte per sottrarle alla distruzione degli iconoclasti e là già nel XIV secolo fu per loro costruita una cappella ed un’Arca, detta appunto di San Luca. II simbolo di San Luca evangelista è il vitello, animale sacrificale.
È patrono di artisti e pittori ma soprattutto di medici e chirurghi.
La Chiesa universale lo festeggia il 18 ottobre.
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