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dott. Giuseppe Di Marco
Specialista in malattie respiratorie
Diagnosi e cura delle malattie allergiche
"II vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s'accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre".
Italo Calvino - Marcovaldo - 1963
Toblack, il sanatorio di Sergio Corazzini - Dobbiaco, in alta val Pusteria - Alto Adige
Il linguaggio di Sergio Corazzini apre la strada alla poesia moderna del ‘900 e “Toblack”, pubblicata nel 1905, è una poesia così sublime da far dimenticare il triste sentimento che l’ha ispirata: il poetico e profondo dolore dell'autore e dell'umanità intera dinanzi alla morte. I malati attendono dietro vetri piangenti e si preparano ad affrontare la fine, ad accettarla. Le vanno incontro crogiolandosi nella dolce illusione di una guarigione impossibile.
Toblack (Toblach, Dobbiaco, in alta val Pusteria) è una città-ospedale. Il sanatorio si trovava in verità nella vicina San Candido, conosciuta fin dal medioevo più profondo per le sue sorgenti termali, usate a scopi terapeutici benché l'esistenza di uno stabilimento termale vero e proprio sia documentata solo a partire dal Cinquecento. Nel 1856 in questa località fu eretto il noto sanatorio del medico ungherese Johann Scheiber, trasformato poi in un imponente e prestigioso “Grand Hotel Wildbad” che godette di grande popolarità soprattutto nel passaggio tra XIX e XX secolo. Qui transitavano i ceti più alti della monarchia prussiana ed austriaca.
Il complesso fu messo all'asta nel 1939 e da allora abbandonato alle intemperie. Nella scelta del titolo per questi versi il poeta deve essere stato influenzato dalla suggestione onomatopeica che risuona nella parola “Toblack”.
Ancora oggi le rovine dei Bagni di San Candido, questo il nome della località, testimoniano l’antico splendore del tardo romanticismo, ma i muri e i tetti crollati mostrano anche il degrado e l'abbandono del Grand Hotel. Gli edifici, in parte distrutti nella Prima Guerra Mondiale, furono poi abbandonati al declino.
I Bagni di San Candido furono citati per la prima volta nel 1586, tuttavia la loro storia è molto più antica e risale all'epoca degli Illiri e dei Romani. Sono state rinvenute monete illiriche e anfore romane, che risalgono verosimilmente al periodo tra il 70 e il 160 d. C.
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Gita alla scoperta dei Bagni di San Candido
Raggiungibili da San Candido in direzione Sesto, dopo circa 1,5 km si segue la diramazione, e dopo una breve passeggiata raggiungete i Bagni di San Candido.
Oltre il complesso in abbandono e le 5 termali, i Bagni di San Candido possiedono anche la Cappella del San Salvatore, che fino al 1786 era unita all'eremo. Consacrata nel 1594, al suo posto si trovava già un piccolo luogo di culto - l'altare risale al secolo VIII. Gli storici presumono che qui un tempo si trovasse un sito precristiano di cultura termale.
Delle 5 diverse fonti, 4 vengono imbottigliate come acqua minerale, che poi viene venduta. La “Fonte Lavaredo” era un tempo molto amata come acqua digestiva, mentre la “Kaiserwasser” o acqua dell'Imperatore era apprezzata per l'ottimo gusto. La “Fonte sulfurea” era la più nota delle fonti dei Bagni di San Candido e si usava soprattutto per semicupi, bagni su tutto il corpo ed impacchi. A causa del gusto piuttosto sulfureo, quest'acqua non si beveva volentieri. L’acqua della sorgente “Candida” viene imbottigliata ed un tempo era usata soprattutto da persone con problemi ai reni e alle vie urinarie. La “Fonte ferrosa” fu scoperta solo nel 1820 dal farmacista di San Candido Joseph Stapf ed è l'acqua con maggior contenuto di minerali tra le acque minerali dell'Alto Adige.
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